Destinazioni - Comune

Aquileia

Luogo: Aquileia (Udine)
Aquileia (Aquilee in friulano standard, Aquilea in friulano goriziano) è un comune italiano di 3.398 abitanti della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia. Colonia romana fondata nel 181 a.C., fu capitale della X regione augustea e metropoli della chiesa cristiana. Insieme con Ravenna e Brescia è il più importante sito archeologico dell'Italia settentrionale, e con Cividale del Friuli e Udine è stata una delle capitali storiche del Friuli, il cui vessillo deriva proprio dallo stemma di Aquileia. Geografia fisica L'abitato si sviluppa attorno alla basilica patriarcale per un raggio di circa un chilometro, inglobando anche i resti dell'antica città romana, ed è attraversato dal fiume Natissa. La parte sud del territorio comunale, retrostante alla laguna di Grado, è invece costituita da territorio coltivato (derivante da bonifiche) o piccole macchie di bosco planiziale. La frazione di Belvedere, prospiciente la laguna, ospita due tipici esempi di pinete (Pineta di S. Marc e Pineta di Bielvedè). Storia Epoca romana Dal II secolo a.C. al II secolo d.C. Fondata nel 181 a.C. come colonia di diritto latino da parte dei triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio mandati dal Senato a sbarrare la strada ai barbari che minacciavano i confini orientali d'Italia, la città dapprima crebbe quale base militare per le campagne contro gli Istri, e contro vari popoli, fra cui i Carni e poi per l'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3000 fanti seguiti dalle rispettive famiglie. È divisa dal cardine massimo, l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo. Romanizzata la regione, la città, municipio dopo l'89 a.C. si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie. Durante l'inverno tra il 59 ed il 58 a.C., come riportato nel De bello Gallico, Giulio Cesare pose gli accampamenti circum Aquileiam, intorno ad Aquileia e da Aquileia richiamò due legioni per affrontare gli Elvezi. Certamente oltre a questo soggiorno di Cesare ve ne furono altri, da cui la città ottenne parecchi vantaggi. Divenne centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) e prospero emporio, avvantaggiata dal lungo sistema portuale e dalla raggiera di importanti strade che se ne dipartivano sia verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico ("via dell'ambra"), sia in senso latitudinale, dalle Gallie all'Oriente. Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero Romano. Notevole fu la vita artistica, sostenuta dalla ricchezza dei committenti e dall'intensità dei traffici e dei contatti. La peste ad Aquileia L'Impero dal 165 al 189 venne afflitto da una pestilenza, probabilmente un'epidemia di vaiolo, conosciuta con il nome di Peste antonina o "peste di Galeno", che durò circa 15 anni e secondo alcune fonti mieté un totale di 5.000.000 vittime. Secondo alcuni si trattò di uno di quegli eventi che cambiarono profondamente la storia romana, quasi da determinare una rottura epocale con il periodo precedente. La città di Aquileia vide a partire dal 168 ammassarsi nel suo territorio immense quantità di truppe e il timore che questo assembramento potesse trascinarsi dietro il pericoloso morbo si rilevò presto fondato. Nella primavera del 168 gli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero decidono di recarsi nella zona danubiana per raggiungere Carnuntum; Aquileia sarà la prima tappa, lo stato maggiore imperiale era composto dal prefetto del pretorio Tito Furio Vittorino, Pomponio Proculo Vitrasio Pollione, Daturnio Tullo Prisco, Claudio Frontone, Avvento Antistio. I due imperatori giunti ad Aquileia e preoccupati per l'epidemia che intanto aveva già provocato la morte del prefetto Furio Vittorino inviano una lettera a Galeno richiedendolo quale medico personale per la campagna germanica. Finita l'estate dello stesso anno Marco Aurelio si ritira dalla campagna militare con le sue truppe per svernare ad Aquileia qui viene raggiunto da Galeno proprio con lo scoppio dei primi casi di peste in città. La sempre maggiore diffusione di casi di peste ad Aquileia induce gli imperatori a decidere di ritirarsi con la sola scorta personale a Roma; Lucio Vero, che aveva sollecitato questa partenza a causa dei suoi continui malesseri morirà ad Altino, colpito da apoplessia. L'assedio dell'imperatore Massimino il Trace Gli apprestamenti difensivi, potenziati fra il II e il III secolo, le permisero di superare gli assedi dei Quadi e dei Marcomanni (170), e dell'imperatore Massimino il Trace, che in seguito all'elezione a suo discapito da parte del Senato romano degli imperatori Pupieno e Balbino che accettarono Gordiano come Cesare, scese in Italia dalla Pannonia con l'esercito (nel 238) ma la città di Aquileia dove contava di fare approvvigionamenti gli chiuse le porte, costringendolo all'assedio; Rutilio Crispino e Tullio Menofilo furono incaricati dal Senato di organizzare la difesa (bellum Aquileiensis), cosa che fecero egregiamente rinforzando le mura e accumulando cibo e acqua in quantità. Massimino mandò sotto le mura degli inviati per invitare la popolazione ad arrendersi; Crispino arringò il popolo (il discorso è riportato da Erodiano), invitandolo a confidare nel Senato romano e a guadagnarsi il titolo di liberatori d'Italia dalla tirannia di Massimino. Persi d'animo dal protrarsi dell'assedio, i soldati di Massimino lo uccisero. Menofilo e l'altro comandante della guarnigione, Tullio Menofilo, si recarono presso Cervignano dove l'esercito di Massimino era accampato lungo il fiume Ausa recando le effigi di Pupieno, Balbino e Gordiano coronate con alloro; dopo aver acclamato da soli gli imperatori, si voltarono e chiesero all'esercito di riconoscere per acclamazione gli imperatori scelti dal Senato e dal popolo di Roma. L'avvento del Cristianesimo Nel 300 l'Imperatore Massimiano si stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia ed in queste città fece erigere costruzioni di enormi proporzioni tanto da farle apparire come una sorta di "seconda capitale". Nonostante la Crisi del III secolo vi si ripercuotesse dolorosamente, la città, sede di numerosi uffici e istituzioni autorevoli, risultava ancora, alla morte dell'Imperatore Teodosio I (395), la nona città dell'Impero e la quarta d'Italia, dopo Roma, Milano e Capua, celebre per le sue mura e per il porto. Nel IV-V secolo d.C. si intensificarono le presenze imperiali e molti scontri sanguinosi risolsero contese fratricide (Costantino II, 339; Magnenzio, 350) o episodi di usurpazione: Teodosio I vi sconfisse Magno Massimo (388); Valentiniano III vi uccise Giovanni Primicerio (425). Aquileia esercitò una nuova funzione morale e culturale con l'avvento del Cristianesimo che, secondo la tradizione, fu predicato dall'apostolo san Marco, ed il cui sviluppo fu in ogni caso fondato su una serie di vescovi, diaconi e presbiteri che subirono il martirio. I primi furono Ermagora e Fortunato (circa 70 d.C.). Nativo di Aquileia dovrebbe essere stato papa Pio I (m. 154). Altri martiri della chiesa aquileiese furono, nel III secolo, Ilario (m. 284) e Taziano. Agli inizi del IV secolo furono martirizzati Crisogono, Proto e i fratelli Canzio, Canziano e Canzianilla, il culto dei quali trovò ampia diffusione in tutti i territori della Diocesi di Aquileia, dal Veneto all'Istria, dalla Carinzia alla Slovenia. Nel 313 l'imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni. Col vescovo Teodoro (m. 319 circa) sorse un grande centro per il culto composto da tre aule splendidamente mosaicate, ciascuna delle quali conteneva oltre 2.000 fedeli. I vescovi di Aquileia crebbero di importanza nei secoli seguenti, dando un vigoroso contributo allo sviluppo del cristianesimo occidentale, sia sotto il profilo dottrinario (celebre e decisivo per la lotta contro l'arianesimo il concilio del 381, che interessò tutte le chiese d'Occidente) sia per l'autorità esercitata (fu metropoli per una ventina di diocesi in Italia e una decina oltre le Alpi). La distruzione da parte di Attila Aquileia resistette alle ripetute incursioni di Alarico (401, 408) ma non ad Attila che in seguito all'incidentale crollo di un muro della fortificazione riuscì a penetrare nella città il 18 luglio del 452, devastandola e, si dice, spargendo il sale sulle rovine. Attila costrinse i legionari che aveva fatto prigionieri a costruire macchine da assedio in uso presso i romani e massacrò o fece schiava gran parte della popolazione. Alla figura di Attila sono legate due leggende: una inerente al crollo delle mura di Aquileia ed un sogno premonitore grazie al quale Attila conquistò la città; l'altra sul tesoro di Aquileia, sepolto per evitare che fosse depredato. Sopravvissero l'autorità della sua chiesa e il mito di una città che era stata potente, benché ormai il suo dominio diretto si limitasse ad un territorio di ridotta estensione che aveva i suoi punti di forza nell'area urbana con lo scalo marittimo e nel borgo di Grado. Quest'ultimo si sviluppò ed acquistò un'importanza sempre maggiore a seguito dell'invasione longobarda del 568. Da quel momento la regione di Aquileia venne suddivisa fra romano-bizantini (che ne occuparono la zona litoranea) ed i Longobardi (la parte interna). Nell'VIII secolo la sede del patriarcato viene trasferita nella più sicura Cividale. Verso l'anno Mille si assisté alla rinascita della città, che tornò ad avere grande prestigio con il patriarca Poppone (1019-42), che riportò la sede ad Aquileia. Età moderna e contemporanea Il 1420 segnò la fine del potere temporale dei patriarchi ed Aquileia passò sotto il dominio della Serenissima. Aquileia tuttavia continuò a dare il suo nome al patriarcato omonimo. Nel 1509 fu conquistata dal Sacro Romano Impero durante la Guerra della Lega di Cambrai. Con il trattato di Noyon, poi confermato dalla pace di Worms (1521), Aquileia rimase sotto dominio imperiale, diventando uno dei 16 capitanati della Contea di Gorizia; la perdita di Aquileia, assieme a Cervignano, isolava per via di terra Monfalcone dagli altri domini veneziani. Con il lodo arbitrale di Trento del 1535, Aquileia venne restituita al Patriarca. Nel 1543 Nicolò Della Torre, capitano di Gradisca, fece insediare un presidio austriaco ad Aquileia, ponendo fine al dominio temporale dei patriarchi sulla città, ripristinato solo da pochi anni. Da allora la località fu sottoposta al capitanato di Gradisca. Giacomo d'Attems, che ricoprì la carica di capitano sino alla morte, nel 1590, diede al capitanato di Gradisca una fisionomia precisa, sottoponendo a esso la città di Aquileia, oltre alla fortezza di Gradisca e le ville di Farra, Villanova, Mossa, Ruda, San Nicolò di Levata (commenda dell'Ordine di Malta), Sant'Egidio, Fiumicello, Villa Vicentina, la gastaldia di Aiello (con Joannis, Tapogliano e Visco). Nel 1647 la città di Gradisca d'Isonzo venne infeudata come contea a sé stante sotto i conti di Eggenberg, la quale ebbe giurisdizione anche su Aquileia; nel 1754, Gradisca fu riunificata a Gorizia creando la Contea di Gorizia e Gradisca. Dopo il Trattato di Campoformido e al successivo Trattato di Lunéville, rimase alla Monarchia asburgica. Con la pace di Pace di Presburgo passò al Regno d'Italia napoleonico; la successiva Convenzione di Fontainebleau del 1807 e il seguente trattato di Schönbrunn (1809) confermarono poi tale assegnazione fino al 1814, sotto il Dipartimento dell'Adriatico. Col Congresso di Vienna nel 1815 rientrò in mano austriaca nel Regno d'Illiria; passò in seguito sotto il profilo amministrativo al Litorale austriaco nel 1849 come comune comprendente le frazioni di Beligna, Belvedere, Monastero e Sant'Egidio (l'attuale San Zilli). Dopo la prima guerra mondiale fu annessa al Regno d'Italia e venne congiunto alla Provincia di Gorizia. In seguito all'abolizione della stessa Provincia nel 1923, il comune passò alla provincia del Friuli e venne inserito nel Mandamento di Cervignano del Circondario di Gradisca e subito dopo al Circondario di Udine. Leggende Nella memoria collettiva l'invasione degli Unni e la conquista di Aquileia da parte di Attila hanno lasciato una profonda impressione. Ancora oggi, nei modi di dire comuni del territorio, viene dato l'appellativo di "Attila" a chi si dimostra particolarmente aggressivo o distruttivo. Sono numerose le leggende nate su questo personaggio in relazione alla città, tre sono le più ricorrenti. "L'assedio". Aquileia stava opponendo una dura resistenza agli invasori. Attila stava quasi per ordinare ai suoi la ritirata, quando vide allontanarsi in volo delle cicogne con i loro piccoli. Compreso che ormai la città non aveva più le provviste necessarie per sfamare la popolazione, mantenne l'assedio ancora per qualche giorno e riuscì a conquistarla. "Il colle". Una volta incendiata la città, Attila, ormai lontano, diede ordine ai guerrieri di portare della terra nei loro elmi e di riversarla in un punto prestabilito. I soldati erano molto numerosi ed in breve tempo riuscirono a formare una collinetta con la terra riportata, dalla quale Attila poté osservare i fumi elevarsi dalla città incendiata. Si dice che il colle sia quello di Udine, su cui sorge il castello, ma anche altre località della regione rivendicano di avere la stessa origine. "Il pozzo d'oro". Alcuni abitanti di Aquileia erano riusciti a fuggire prima dell'incendio, trovando rifugio nell'isola di Grado. Prima della fuga però avevano fatto scavare ai loro schiavi un pozzo in cui avevano nascosto tutti i tesori e gli oggetti d'oro. Per mantenere il segreto, gli schiavi furono annegati; il pozzo d'oro non fu mai ritrovato. Questo mito era ritenuto talmente verosimile che, fino alla Prima guerra mondiale, i contratti di compravendita dei terreni includevano la clausola "Ti vendo il campo, ma non il pozzo d'oro", assicurando l'eventuale ritrovamento al precedente proprietario. Cronologia dei patriarchi Elenco dei patriarchi alla guida della Patria del Friuli dal 1077 al 1420: Sigeardo di Beilstein † (1077) Enrico di Biburgo † (1077 - 1084) Federico di Moravia † (1084 - 1085) Ulrico di Eppenstein † (1086 - 1121) Gerardo Primiero † (1122 - 1128) Egilberto di Bamberga † (1129 - 1130) Pellegrino di Ortenburg † (1130 - 1161) Ulrico di Treven † (1161 - 1181) Goffredo di Hohenstaufen † (1182 - 1194) Pellegrino di Ortenburg-Sponheim † (1195 - 1204) Volchero di Erla † (1204 - 1218) Bertoldo di Andechs-Merania † (1218 - 1251) Gregorio di Montelongo † (1251 - 1269) Filippo di Carinzia † (1269 - 1273) Raimondo della Torre † (1273 - 1299) Corrado di Slesia † (1299) (nominato dal capitolo, non confermato dal papa) Pietro Gerra † (1299 - 1301) Ottobuono di Razzi † (1302 - 1315) Gillo da Villalta (1315 - 1316) (nominato dal capitolo, non confermato dal papa) Cassono della Torre † (1316 - 1318) Pagano della Torre † (1319 - 1332) Bertrando di San Genesio † (1334 - 1350) Nicola di Lussemburgo † (1350 - 1358) Ludovico della Torre † (1359 - 1365) Marquardo di Randeck † (1365 - 1381) Filippo d'Alençon † (1381 - 1387) Giovanni Sobieslaw di Moravia † (1387 - 1394) Antonio Gaetani † (1394 - 1402) Antonio Panciera † (1402 - 1412) Antonio Da Ponte † (1409 - 1418) (antipatriarca) Ludovico di Teck † (1412 - 1420) Monumenti e luoghi d'interesse La Basilica Nonostante i vari interventi posteriori, la Basilica di Aquileia mantiene le forme dell'XI secolo. La prima parte venne edificata successivamente all'editto di Costantino, per volontà del Vescovo Teodoro. Essa era costituita da due aule parallele, connesse da una trasversale. Tra il 1021 ed il 1031 venne realizzata una quasi totale ricostruzione, per desiderio del Patriarca Popone, e venne edificato il campanile isolato, alto 73 metri, a cuspide, che costituì prototipo per le costruzioni friulane ed istriane. In seguito al terremoto del 1348, la Basilica venne ulteriormente restaurata, acquisendo interventi in stile gotico, tra il 1350 e il 1381. Infine, accolse sovrapposizioni di matrice rinascimentale, soprattutto per quanto concerne le decorazioni della zona del presbiterio, nel periodo della dominazione veneziana. La facciata a doppio spiovente, si apre allo spazio antistante attraverso una bifora ed un portico. L'interno è a croce latina, a tre navate e presenta il presbiterio rialzato. Tra le antiche mura, si è conservato uno straordinario pavimento a mosaico di inizio del IV secolo, con scene dell'antico testamento, che è particolarmente interessante perché, se nella contemporanea pittura nelle catacombe a Roma si iniziava ad assistere a una semplificazione dello stile usato, a fronte di una maggior immediatezza della raffigurazione e un marcato simbolismo, ad Aquileia si notano ancora uno stile naturalistico di matrice ellenistica, sebbene già pienamente adeguato alla nuova simbologia cristiana. Si nota quindi il "pesce", ichthys in greco, acronimo di Iesus Cristos Theou Uios Soter (Gesù Cristo Salvatore figlio di Dio), le storie di Giona, esempio dell'Antico Testamento allusivo alla morte e resurrezione in tre giorni, il buon pastore, la lotta tra il gallo e la tartaruga, eccetera. Il gallo, che canta all'alba al sorgere del sole, è ritenuto simbolo della luce di Cristo. La tartaruga è simbolo del male, del peccato a causa dell'etimologia del termine che è dal greco Ταρταρικός, Tartarikós, "abitante del Tàrtaro". Recenti studi hanno evidenziato che molti simboli presenti sui mosaici sono attribuibili allo gnosticismo ed alla sua cosmologia. Una comunità di cristiani gnostici era presente in Aquileia nei primi secoli dell'era cristiana.. Frequente è anche la raffigurazione musiva del nodo di Salomone. I "mosaicì", in uno stato di conservazione eccezionale sia per ampiezza, che per completezza delle scene e interesse iconografico, si trova nell'antica basilica di Aquileia, quella dei "battezzati", poiché ad Aquileia esisteva anche una seconda chiesa, accanto alla prima, per i catecumeni, coloro cioè che non avevano ancora ricevuto il battesimo, secondo l'usanza di allora di battezzarsi solo in età adulta, che quindi erano spesso la maggioranza dei fedeli. All'inizio della navata sinistra, si può accedere alla "Cripta degli Scavi" dove sono visibili i resti della Basilica Paleocristiana. Alla fine della navata destra si incontra la cappella di Sant'Ambrogio o cappella della famiglia milanese dei Della Torre con all'interno i sepolcri di 5 membri di quella famiglia dei quali 3 Patriarchi di Aquileia tra cui Raimondo della Torre. Il 26 ottobre 1921 nella Basilica di Aquileia fu scelta, tra quelle di alcuni militari non identificati caduti nella guerra 1915-1918 la salma del Milite Ignoto, poi trasportata a Roma e deposta nella tomba del complesso monumentale del Vittoriano, a piazza Venezia, il 4 novembre successivo. I corpi degli altri soldati furono sepolti nel cimitero adiacente alla Basilica, nella "Tomba dei dieci militi ignoti", progettata dal'architetto Guido Cirilli Da vedere Chiesa dei Pagani Museo paleocristiano di Monastero Museo archeologico nazionale La basilica di Poppone (1031) La Via sacra del porto fluviale Porto fluviale Basilica cristiana Sepolcreto romano Passeggiata archeologica Via Flavia Via Postumia Via Annia Pineta di San Marco Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Lingue e dialetti Aquileia rappresenta uno dei limiti occidentali del friulano goriziano, un dialetto del friulano centro-orientale parlato nell'angolo sudorientale della Regione. In quanto comune friulanofono, è in vigore la Legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29 "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana". Persone legate ad Aquileia Cromazio d'Aquileia, santo Ermagora e Fortunato, santi Paolino d'Aquileia Paolino II d'Aquileia Santi Felice e Fortunato, furono due martiri venerati. Erano fratelli originari di Vicenza decapitati ad Aquileia probabilmente nel 303 durante la persecuzione di Diocleziano. Tirannio Rufino, storico e teologo cristiano Papa Pio I Paride Tumburus, Calciatore Luigi Delneri, Allenatore di calcio Francesco Tullio Altan, Fumettista, disegnatore, autore satirico Michele Mian, Giocatore di pallacanestro Infrastrutture e trasporti Ferrovie La stazione ferroviaria più vicina è quella di Cervignano-Aquileia-Grado ubicata in territorio cervignanese sulla Venezia – Trieste. Fino al 1937 era attiva la ferrovia Cervignano-Aquileia-Pontile per Grado che si dipartiva dalla stazione sopracitata e che raggiungeva la frazione di Belvedere e l'imbarco dei traghetti diretti a Grado. Sul sedime della ferrovia dismessa è stata costruita una ciclovia che prosegue fino a Grado. Amministrazione Galleria fotografica Note ^ Comune di Aquileia - Statuto. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2012. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ Toponomastica: denominazioni ufficiali in lingua friulana ^ ISTAT - Bilancio demografico mensile ^ Abitato Protostorico,pre-Aquileia ^ Cesare - De bello Gallico - Libro I, 10. ^ "Past pandemics that ravaged Europe", BBC News, 7 novembre 2005 ^ Si veda in proposito la lista dei Patriarchi di Aquileia. ^ a b c d e LA CONTEA DI GORIZIA NEL SEICENTO - http://www.conteadigorizia.net ^ Fastorum Goritiensium Liber I, cum adnotationibus historico-genealogicis Cæsareo Regio Principi Ferdinando Archiduci Austriæ Dedicatus, pg. 20, Rudolf Coronini, 1769 ^ Aquileia (con Beligna, Monastero e S. Egidio) nei domini della Contea di Gorizia e Gradisca e Belvedere nei domini veneziani in: Carta delle Contee di Gorizia, di Gradisca, Distretto di Trieste e del Friuli veneto, dedicata all'Imperiale Regia Società d'Agricoltura delle medesime Contee nuovamente misurata e disegnata dal cesareo regio provincial Ingegnere Giannantonio Cappellaris, in Venezia per P. Santini, 1780 – Carta 1.2 ^ Regio Decreto 18 gennaio 1923, n. 53, art. 4 ^ Arcidiacono di Aquileia, nominato Patriarca dal Capitolo, ma non confermato dal Papa ^ Dizionari dell'arte, La natura e i suoi simboli, ed. Electa ^ Il gallo e la tartaruga - Evus.it ^ Pistis Sophia E Mosaici Dell ^ Aquleia ^ [1] ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012. ^ Giovanni Frau, I dialetti del Friuli, Udine, Società Filologica Friulana, 1984, pp. 14-15. ^ lista ufficiale Denominazioni ufficiali in Lingua Friulana, Arlef. URL consultato il 26 ottobre 2011. Bibliografia Valentino Ostermann, La vita in Friuli, seconda edizione riveduta da Giuseppe Vidossi, 1940, Del Bianco Editore. Anton von Mailly, Leggende del Friuli e delle Alpi Giulie, tradotto da Karin Hensel, 1986, Editrice Goriziana. Voci correlate Patriarcato di Aquileia Bassa Friulana Milite Ignoto italiano Ferrovia Cervignano-Aquileia-Pontile per Grado Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Aquileia Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Aquileia Collegamenti esterni Aquileia Aquileia archeologia
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