Destinazioni - Comune

Mirandola

Luogo: Mirandola (Modena)
Mirandola (la Miràndla in dialetto mirandolese) è una città italiana di 23.785 abitanti della provincia di Modena, in Emilia-Romagna, situato a nord del capoluogo. Fa parte dei nove comuni dell'Unione comuni modenesi Area nord di cui è anche il più popoloso. Storia Distante circa 34 chilometri da Modena (lungo la statale 12, in direzione di Verona) questa cittadina della bassa modenese mantiene ancora nella pianta ottagonale tracce della sua struttura di città-fortezza rinascimentale. Intorno a Piazza Costituente, nucleo centrale e di riferimento dell'intero centro cittadino, si innalzano i fabbricati, in parte originali ed in parte ricostruiti, facenti parte dell'antico grande complesso del Castello dei Pico. Il Castello, dopo un periodo di decadenza iniziato nei primi decenni del Settecento, è stato completamente restaurato e il 4 giugno 2006 è stato riaperto al pubblico. Il nucleo storico di Piazza Costituente è completato dal Palazzo della Ragione, in stile tardo gotico, dal quattrocentesco Palazzo Bergomi e dal Palazzo Comunale (1468, ma molto restaurato nell'Ottocento). Le mura che circondavano la città furono abbattute alla fine dell'Ottocento e oggi al loro posto c'è l'anello della circonvallazione che percorre quello che era il perimetro della città che mantiene la forma di "stella". Nel 2012, Mirandola è stata colpita da una serie di violenti terremoti a catena, che hanno causato quattro vittime nella periferia della città e danneggiato buona parte degli edifici fra cui il Duomo, la Chiesa di San Francesco d'Assisi, le aziende del distretto biomedicale e vari capannoni industriali, causando un enorme danno all'economia locale. A poco meno di un anno dal terremoto, il 3 maggio 2013, la frazione di San Martino Spino ha subìto seri danni a causa di un tornado. Ducato della Mirandola A partire dal 1310 fu la capitale della Signoria dei Pico (tra i quali è notissimo Giovanni Pico della Mirandola, umanista e scienziato del Quattrocento), Mirandola passò al dominio estense soltanto nel 1711. Nel corso della sua storia Mirandola fu oggetto di due celebri assedi, il primo (1510) ai tempi di papa Giulio II, il secondo sotto Giulio III, nel 1551, che costituì l'ambientazione di un romanzo del modenese Antonio Saltini. La decadenza della cittadina è segnata anche dalla sciagura di un fulmine che nel 1714 fece esplodere la polveriera e con essa buona parte del castello che costituiva la Reggia dei Pico: l'attuale torrione, che si affaccia su Piazza Costituente al centro della città, è in gran parte una ricostruzione novecentesca, che reintegra l'originale portico seicentesco e la facciata della Galleria Nuova. Don Zeno A partire dagli anni trenta e fino al dopoguerra nella frazione San Giacomo Roncole del comune di Mirandola si svolse l'attività di Don Zeno Saltini, dove fondò l'Opera dei Piccoli Apostoli a favore dei ragazzi abbandonati, che poi si evolse nella comunità di Nomadelfia (inizialmente a Fossoli e quindi a Grosseto) incontrando dapprima un appoggio negli ambienti ecclesiastici, trasformati poi in un'aperta ostilità. Gli avvenimenti sono stati in seguito raccontati da una fiction televisiva Don Zeno - L'uomo di Nomadelfia. Monumenti e luoghi di interesse Castello dei Pico Il Castello di Mirandola che oggi domina il lato Sud-est di Piazza Costituente costituiva un complesso molto imponente, composto da diversi edifici costruiti in epoche differenti. Simbolo del potere militare e politico della famiglia Pico, il Castello di Mirandola è in realtà una cittadella fortificata, da cui per 400 anni, dal 1311 al 1711 la dinastia Pichense governò il territorio, rivestendo un ruolo cruciale nelle vicende politiche italiane ed europee, trovandosi in un punto di passaggio obbligato tra le grandi signorie, lo stato pontificio e la Chiesa. A partire da un nucleo originario, ebbe modo di divenire nel corso dei secoli una splendida reggia, con diversi spazi di elevato pregio artistico. Durante la seconda metà del Quattrocento le stanze del Castello ospitarono la nascita di un personaggio di grandissimo rilievo, il filosofo umanista Giovanni Pico, con cui la città di Mirandola viene spesso identificata. Il poderoso e massiccio torrione fu fatto erigere da Giovan Francesco II Pico nel 1499-1500 su un edificio costruito prima del 1100. Nel seicento la roccaforte accrebbe il suo splendore grazie al mecenatismo dei Pico che fecero costruire nella zona nord-orientale del Castello due "quartieri" che costituirono un vero e proprio nuovo palazzo ducale e una "Galleria Nuova" per accogliere dipinti di Leonardo da Vinci, Raffaello, Caravaggio, Tiziano e molti altri. Verso la fine del XVIII secolo il castello raggiunse il momento della sua massima estensione e del suo pieno fulgore: occupava un vasto quadrilatero all'estremità nord-ovest della pianta di Mirandola. Si trattava di un grande quadrilatero, chiuso intorno da un fossato e con le caratteristiche proprie di una città nella città. Nella zona nord orientale di tale quadrilatero sorgevano le residenze ducali, fra la piazza e l'attuale viale Circonvallazione. Nell'area retrostante sorgevano i giardini e s'innalzava il grande torrione di Giovan Francesco II. Nella zona meridionale il quadrilatero era chiuso da tre torri, una delle quali, affacciata sull'attuale piazza Costituente, venne abbattuta nel 1883. La fortezza era tra le più importanti e temute di Italia tra il 1400 e il 1700, ospitò, tra gli altri, papa Giulio II, Ludovico I, re d'Ungheria, l'imperatore Leopoldo, Aldo Manunzio il Vecchio (precettore di casa Pico, poi divenuto celebre stampatore), Borso ed Ercole d'Este, Rodolfo Gonzaga e Francesco Stefano di Lorena, granduca di Toscana. Nei secoli successivi il Castello di Mirandola subì distruzioni e modifiche che ne alterarono pesantemente i caratteri. Il Castello fu distrutto in gran parte nel 1714 per lo scoppio di una torre piena di polvere da sparo che fu incendiata da un fulmine durante un temporale. Gran parte delle fabbriche restanti furono demolite alla fine del Settecento per ordine dei Duchi di Modena, alle dipendenze dei quali era passata Mirandola nel 1709. Al loro posto è la ricostruzione neogotica novecentesca di un torrione, dietro al quale restano alcune parti della Reggia con portico seicentesco e la sontuosa facciata della Galleria Nuova. Dopo molti anni di degrado (al suo interno era presente addirittura un cinema a luci rosse) ed abbandono, l’edificio è stato soggetto ad un importante restauro e riaperto al pubblico nel 2006, con l'inaugurazione del Museo Civico, alcune sale espositive adibite a mostre temporanee, spazi adibiti a conferenze e al MoBimed, mostra permanente del biomedicale, settore trainante dell’economia mirandolese. A seguito del terremoto del 2012, sono avvenuti gravi danni sulla parete ovest, dove la struttura portante risulta pesantemente compromessa, la loggia dei Carabini è pericolante, crolli (limitati) sulla copertura. Palazzo Comunale L'edificio quattrocentesco (del 1468), al quale venne aggiunta la parte retrostante nel 1748, è stato pesantemente ristrutturato nel tardo Ottocento. L'elegante porticato della facciata poggia su colonne in marmo rosa. Alcune di esse riportano incise le unità di misura anticamente in uso nel Ducato di Mirandola. All'interno da segnalare la "Sala Granda" che si estende per tutta l'area del loggiato e che presenta un interessante soffitto in legno a cassettoni. All'interno del Palazzo sono collocati alcuni dipinti fra cui i ritratti dei Pico e altri quadri pregevoli, tra i quali un’Adorazione dei Magi già attribuita a Palma il Giovane. Il palazzo comunale è stato gravemente danneggiato dal sisma del 2012: il loggiato nord si è distaccato dal corpo di fabbrica principale, sono avvenuti numerosi crolli interni dei solai, con danni alle strutture portanti e al portico nord, oltre a spanciamenti laterali delle murature. Oratorio della Madonna della Porta Oratorio della Madonna della Porta (comunemente chiamato la chiesa della Madonnina) L'edificio fu eretto nel 1602-1604 per onorare l'immagine miracolosa della Vergine dipinta sul muro presso la porta della Città, la facciata neoclassica risale al 1868. Fu voluto dal principe Federico II Pico ed intitolato alla Vergine per celebrare la cessazione della "burraschetta", una breve e violenta malattia epidemica che aveva colpito la città. Nel 1868 venne collocata, sul timpano della facciata, la statua marmorea della Beata Vergine detta "della piazza" o "Madonnina" posta in precedenza sul porticato del Palazzo Comunale. La Chiesa è stata fortemente lesionata dal sisma del 2012 e successivamente messa in sicurezza per tamponare le lesioni strutturali. La statua marmorea della Beata Vergine è stata rimossa dai Vigili del fuoco. Duomo - Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore La chiesa, dedicata a "Santa Maria Maggiore", ha un impianto originario tardo-gotico. Fautori della costruzione furono Giovanni e Francesco I Pico. Iniziata verso il 1440, venne continuata da Giovan Francesco I Pico e nel 1470 dai fratelli Galeotto e Anton Maria. Varie modifiche e restauri, ultimati nel 1885, comportarono la ricostruzione dell'attuale facciata in forme quattrocentesche e pseudo-rinascimentali. L'interno era a tre navate con volte a crociera costolonate e conservava pregevoli dipinti, affreschi e monumenti funebri, fra cui due preziose ancone lignee dorate opere della scuola di Paolo Bonelli e due pale d'altare di Sante Peranda. Il campanile è alto 48 metri. La parte inferiore è tardo-quattrocentesca. Nel XVII secolo fu rialzato e nel 1888-1889 fu rifatta la guglia terminale. Il Duomo è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 20 maggio 2012, mentre le navate e il tetto sono completamente crollati con la scossa del 29 maggio 2012. Il campanile è anch'esso pericolante: presenta molte crepe a partire dal "primo anello", risultate ancora più evidenti dopo il lieve movimento sismico del 3 giugno 2012 che ha interessato di nuovo la medesima zona. Oratorio del Santissimo Sacramento La Chiesa, da tempo sconsacrata (è utilizzata per esposizioni e mostre) e attigua al Duomo, fu eretta dalla Confraternita del SS. Sacramento nel periodo 1607 – 1610. L’oratorio venne completato nel 1631, ma già nel 1776-77 fu ricostruito in forma più ampia. La facciata, ornata di terrecotte, è incompiuta nella parte superiore del timpano. L’interno è in stile tardo barocco, ad aula unica, e presenta tre cappelle di preghiera su ciascun lato maggiore. A seguito del terremoto del 2012, sono avvenuti crolli del timpano e diffusamente su tutta la struttura e la facciata. Chiesa di San Francesco d'Assisi Il complesso della Chiesa, comprensivo dell'attiguo convento, è uno dei più antichi della Città, già presente ai primordi dell'assetto urbano del XIII secolo. Si tratta di una delle prime chiese francescane d'Italia (e perciò dell'orbe terrestre) costruita subito dopo la canonizzazione del Santo (1228) e fu sistemata nelle forme attuali nel XV secolo. L'importanza dell'edificio è inoltre dovuta al suo ruolo di Pantheon della famiglia Pico: al suo interno si trovano le arche pensili di Galeotto (1499), di Prendiparte (1394) opera di Pier Paolo dalle Masegne, di Spinetta (1399), di Giovan Francesco I e Giulia Boiardo, i genitori di Giovanni Pico (1467). La monumentale chiesa rischiava di essere chiusa, dopo che i Francescani la lasciarono definitivamente nel 1994. Cosicché, grazie al già vescovo di Carpi, Mons. Bassano Staffieri, fu affidata in modo continuativo, nel gennaio del 1997, a Don Luciano Ferrari, sacerdote diocesano e cappellano all'Ospedale "Santa Maria Bianca". Questi la resse, in qualità di rettore, fintantoché, vista l'età avanzata, il nuovo vescovo Mons. Elio Tinti, appena insediatosi, decise di assegnarla, dal 19 ottobre 2001, alla Congregazione dei "Missionari Servi dei Poveri" (Boccone del Povero). Il terremoto del 20 maggio 2012 ha reso inagibile, a causa delle vistose lesioni riportate, tutto l'edificio sacro, la sagrestia, l'annesso convento vecchio e il campanile. La torre, dopo il nuovo e violento sisma del 29 maggio 2012, è crollata sulla Chiesa e sui locali circostanti, distruggendoli quasi totalmente (è rimasta in piedi solo la facciata). Chiesa del Gesù La seicentesca Chiesa del Gesù (1621 - 1689), voluta da Alessandro I Pico in occasione dell'investitura a Duca della Mirandola, e rimasta incompiuta nella facciata, conserva al suo interno notevoli opere della locale scuola d'intaglio: sono di Paolo Bonelli le ancone dei due altari lignei ai lati del transetto e le cornici; il pulpito è del Gibertoni. Pregevoli anche il ciborio dell'altare maggiore in marmi policromi, la pala della "Circoncisione" di Innocenzo Monti e gli stucchi del cornicione di Pompeo Solari. A seguito del sisma del 2012, sono crollate le volte della chiesa, ha retto la struttura lignea del soffitto, la muratura è pericolante, gli altari lignei sono al momento integri, ma fortemente esposti a danni provocati dall’assenza della copertura. Nell'ex convento ci sono gravi danni alla struttura, crolli diffusi delle volte, la scala è compromessa. Teatro Nuovo Costruito a partire dal 1904, è caratterizzato da uno stile tardo ottocentesco, simile al Teatro Storchi di Modena. La facciata presenta un portico sorretto da pilastri con capitelli in stile corinzio, che sostiene, al primo piano, una grande terrazza affacciata su Piazza della Costituente. Due corpi laterali si protendono ai lati della terrazza, ricchi di finestre che continuano nelle fiancate laterali dell’edificio. Dall’atrio di ingresso si accede ad una classica platea a ferro di cavallo. Abbracciano la platea due ordini di palchi e due gallerie. Le balconate dei palchi sono decorate con stucchi dorati che ricalcano tipici motivi rinascimentali. La volta è decorata con cinque immagini femminili danzanti, e sorregge un importante lampadario a gocce di vetro. L'edificio non appare aver subito importanti danni strutturali causati dagli eventi tellurici del 2012. Barchessone Vecchio Situato nella frazione di San Martino Spino, nel cuore delle Valli Mirandolesi, venne costruito nel 1824 per il ricovero dei cavalli, allevati in zona già dal XV secolo ad opera dei Pico. Il Barchessone Vecchio è una costruzione a pianta poligonale avente un diametro di circa 28 metri, con copertura in legno a raggiera. Il pilastro centrale e la fila di colonne più interne sorreggono il piano superiore entro cui fu ricavata l’abitazione. Il piano terra del Barchessone Vecchio, ossia la stalla, fu arricchita, per l’alimentazione dei cavalli, da enormi finestroni in legno con apertura a ribaltina, apertura tuttora mantenuta. L'elemento terminale del Barchessone è rappresentato da una lanterna in muratura di mattoni poggiante sul tetto superiore. A seguito del sisma del 2012, si sono verificati danni strutturali alla copertura, grosse lesioni ai pilastri dell’ottagono, la scala di accesso è inagibile. Il fabbricato è completamente da risistemare. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere Gli stranieri residenti nel comune sono 3.851, ovvero il 15,7% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: Marocco, 822 Cina, 807 Romania, 611 Moldavia, 510 Albania, 220 Tunisia, 219 India, 114 Ucraina, 78 Macedonia, 70 Polonia, 69 Pakistan, 46 Turchia, 40 Lingua e dialetti Oltre alla lingua italiana, a Mirandola è utilizzato il locale dialetto mirandolese, una variante dell'emiliano. Dal 1879 viene pubblicato ogni anno il lunario de "Al Barnardon" con l'indicazione delle feste, sagre e fiere del mirandolese e dintorni. Scritto interamente in dialetto mirandolese, da oltre centotrenta anni costituisce un autentico documento di costume di un'epoca e di una "cultura popolare", assiduo testimone delle vicende, ora tristi ora liete, della terra mirandolese. Infatti, al centro del lunario vi è il Dascors general (Discorso generale), in cui viene riassunto e commentato in maniera ironica e goliardica l'anno precedente e si fanno le famose previsioni meteorologiche per l'anno a venire (freddo in inverno e caldo in estate), sempre azzeccate in oltre 130 anni di storia del lunario. Cultura Per l'importante polo medicale presente sul territorio è stato istituito il Museo del Biomedicale all'interno del Castello Pico. Persone legate a Mirandola Pico della Mirandola, umanista e filosofo, conte della Mirandola e della Concordia Barbara Baraldi, scrittrice Brunetto Paltrinieri, ciclista del 1º Giro d'Italia Pietro Paltronieri, pittore Nicola Rizzoli, arbitro CAN A Zeno Saltini, sacerdote Francesco Venturelli, presbitero, medaglia d'oro al valor civile Pietro Vischi, podestà Giovanni Francesco II Pico della Mirandola, signore di Mirandola Dosso Dossi. Natura Il territorio di Mirandola presenta ampie porzioni un tempo occupate da paludi ed acquitrini. A seguito di successive bonifiche, avviate in epoca romana e concluse a ridosso delle guerre mondiali, questi terreni sono stati prosciugati e destinati ad un utilizzo agricolo. Recentemente le politiche agricole e ambientali hanno fornito strumenti per rinaturalizzare terreni vallivi e creare nuove zone umide. Sono stati inoltre recuperati edifici storici, quali i caratteristici "Barchessoni". Le Valli mirandolesi sono una zona di protezione speciale (ZPS) e rappresentano oggi una realtà di notevole interesse naturalistico, caratterizzate da habitat peculiari a paludi, canneti e prati umidi, che offrono rifugio a numerose specie di interesse comunitario (Direttiva 43/1992). L’area costituisce uno dei comprensori di zone umide d'acqua dolce più importanti della pianura emiliano-romagnola per uccelli acquatici nidificanti e migratori. Sono state segnalate almeno 45 specie di interesse comunitario, 13 delle quali nidificanti. Il sito ospita regolarmente popolazioni nidificanti importanti a livello nazionale di Cavaliere d’Italia e Tarabuso e dal 20% al 40% della popolazione nazionale di Mignattino piombato. Altre specie di interesse comunitario nidificanti sono Airone rosso, Tarabusino, Falco di palude, Albanella minore, Avocetta, Fratino (per queste ultime due specie è uno dei siti più lontani dal mare in Italia), Sterna, Fraticello, Falco cuculo. Tra le specie nidificanti rare e/o minacciate a livello regionale figurano Svasso maggiore, Canapiglia, Marzaiola, Mestolone, Lodolaio, Basettino. E', inoltre, un’area di sosta e di alimentazione al di fuori del periodo riproduttivo per numerose specie tra le quali le più significative sono Airone bianco maggiore, Garzetta, Falco pescatore, Piviere dorato, Piro piro boschereccio, Combattente, Pavoncella, Chiurlo, Pettazzurro. Tra gli anfibi, è segnalata una specie di interesse comunitario: il Tritone crestato (Triturus carnifex). Degna di nota per la sua abbondanza è la popolazione di Raganella Hyla intermedia. Tra gli invertebrati, è presente il Lepidottero Lycaena dispar, specie di interesse comunitario. Nelle specie vegetali, è segnalata la specie di interesse comunitario Marsilea quadrifolia; tra le specie rare e/o minacciate figurano Leucojum aestivum, Viola pumila, Nymphoides peltata, Sagittaria sagittifolia,Salvinia natans e Utricularia vulgaris. Alle Valli si accede dalle frazioni di San Martino Spino, Gavello, Mortizzuolo e Quarantoli e sono accessibili grazie ad un'organizzata rete di percorsi naturalisti ciclabili e pedonali, che valorizzano le peculiarità del territorio. Grazie ad associazioni come "La Raganella" questi paesaggi sono "raccontati" e fatti visitare ai ragazzi delle scuole della zona. Economia L'economia mirandolese è caratterizzata principalmente da due settori: il biomedicale e l'agricoltura. Solo la zona di mirandola, grazie alle coltivazioni e al settore biomedicale, produce l'1% del PIL nazionale. Agricoltura L'agricoltura, sviluppata soprattutto nelle valli delle varie frazioni, ha come prodotti principali prodotti colture erbacee, da frutto e allevamento. Tra le colture erbacee si rilevano l'abbondanza di barbabietola da zucchero (grazie alla presenza dello zuccherificio situato a Massa Finalese, frazione del comune limitrofo Finale Emilia), mais (Zea Mays, sia per granella che per ceromais), sorgo, frumento, erba medica (anche per insilati), ecc. Per le colture da frutto è importante ricordare le coltivazioni di pere. Tra le varietà più coltivate e famose vi sono l'Abate fetel, kaiser, William (bianco e rosso), Conference. Vi sono anche molti vigneti di uva nera Lambrusco. Mirandola è situata nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano, per cui si sono sviluppati molti allevamenti (soprattutto di pezzata nera) sia a stabulazione fissa (il latte di queste vacche non è adatto alla produzione di Parmigiano Reggiano, ma solo di latte alimentare), viste le vecchie abitudini contadine, che a stabulazione libera, il metodo più efficace per le produzioni e le esigenze attuali. A Mirandola si sta anche affermando la coltivazione di pioppo sia per ricavarne cellulosa che per biomassa. Biomedicale Il distretto biomedicale dell'area mirandolese (che comprende anche vari comuni limitrofi, i più importanti dei quali sono Medolla e Cavezzo) si è sviluppato a partire dagli anni sessanta grazie all'iniziativa di Mario Veronesi, un farmacista che intuì le potenzialità del mercato di prodotti monouso per uso medico. Oggi il distretto raggruppa un centinaio di aziende del settore. Trasporti Il territorio comunale è attraversato dalla ferrovia Verona-Bologna. Presso la località Cividale si trova la stazione di Mirandola, servita da treni regionali FER e Trenitalia. Mirandola e il territorio comunale sono serviti da autolinee gestite da SETA e dall'APAM di Mantova. Fino al 1964, presso Mirandola sorgeva la stazione di testa della ferrovia Modena-Mirandola-Finale. Amministrazione Gemellaggi Mirandola è gemellata con: Villejuif dal 1958 Ostfildern dal 2002 (contatti non ufficiali dal 1987/88) Note ^ Comune di Mirandola - Statuto. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2012. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 397. ^ Agenzia della ASCA del 29 maggio 2012. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. ^ Bilancio Demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2010 per sesso e cittadinanza, ISTAT. URL consultato il 15 novembre 2012. ^ Al Barnardon ^ Distretto biomedicale di Mirandola - Breve presentazione e descrizione del distretto, Osservatorio nazionale distretti italiani. URL consultato il 19 aprile 2012. Bibliografia Giuseppe Grana, Chiese della Mirandola, Cassa di Risparmio, Mirandola 1981 Antonio Saltini, L'assedio della Mirandola, Edizioni Diabasis, Reggio Emilia 2003 Voci correlate Giovanni Pico della Mirandola Assedio della Mirandola (1510) Assedio della Mirandola (1551) Dialetto mirandolese Distretto biomedicale mirandolese Zeno Saltini Stazione di Mirandola Ferrovia Modena-Mirandola Ferrovia Rolo-Mirandola Terremoti dell'Emilia del 2012 Demanio Militare Ex Caserma Militare del Aeronautica di Portovecchio a San Martino in Spino. Luogo militare dei Pico, poi divenne del Duca di Modena per Allevamento dei Cavalli, con distaccamento di soldati per esercitazioni. Negli anni 30 inserimento del Genio Pontieri e reparti dell'Accademia Militare di Modena, infine del Aeronautica Militare come distaccamento della Caserma Setti di Modena del 14° Deposito parti aeree di aeroplani e mezzi della aeronautica, e anche come centro meteorologico della bassa Padana. definito come C.A.M.M. centro aeronautico Meteorologico Militare della bassa padana. A san Martino in Spino è presente una Stazione di Carabinieri per il controllo del vasto territorio del comune di Mirandola, ma in via di dismissione essendo in una frazione. Altri progetti Wikisource contiene il testo completo de L'assedio della Mirandola Commons contiene immagini o altri file su Mirandola Collegamenti esterni chiesa di San Francesco (1400) Mirandola in Open Directory Project, Netscape Communications. (chiesa di San Francesco (1400) Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Mirandola") Portale di promozione del territorio mirandolese
Immagine descrittiva - c
Risparmia sul tuo hotel - hotelscombined.it

Cosa vedere