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Valvestino

Luogo: Valvestino (Brescia)
Valvestino (Val Vestì in dialetto bresciano) è un comune sparso italiano di 212 abitanti della provincia di Brescia, in Lombardia. Geografia Valvestino è situato nella valle omonima, tra la Valle Sabbia e il Lago di Garda. È composto dalle cinque frazioni di Armo, Bollone, Moerna, Persone e Turano. La sede municipale si trova nel paese di Turano. È uno dei nove comuni membri della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano con sede a Gargnano e il suo territorio comprende la parte nord del lago di Valvestino. Toponimo Sull'origine del toponimo Val Vestino esistono varie ipotesi interpretative e secondo il geografo trentino Ottone Brentari la Val Vestino prenderebbe il nome dai monti Vesta e Stino che la chiudono nella parte sud occidentale, mentre per lo storico bresciano monsignor Paolo Guerrini, concordando con Claudio Fossati di Maderno, la vuole da Vest: luogo scosceso e boscoso. Altri ricercatori invece sostengono la derivazione da Ve, ossia da quei prati posti di fronte a nord al Molino di Bollone fino alla chiesetta di San Rocco a Moerna e Stino, il monte che sovrasta l'abitato di Moerna e in linea diretta con Ve. Secondo la linguista Claudia Marcato, il toponimo sarebbe un composto di valle più Vestino, nome locale confrontabile con l'oronimo Vesta, il poleonimo Vestone e altri toponimi lombardi simili, "che sono da ritenere di origine incerta" e richiamano alcuni nomi personali come Vestus, Vestius, Vestonius (e Vestino anche l'etnico Vestini, popolo italico del centro della penisola). Sono in effetti attestati i nomi personali di origine celtica Vistus, Vistalus, Vestonius, Vessonius. Un'ultima ipotesi di Natale Bottazzi, asserisce che l'origine del nome Vestino è ascrivibile alla voce latina “vastus” che significa luogo desolato. Sembra che non vi sia nessuna assonanza con l'antico popolo dei Vestini stanziati nell'Abruzzo e sottomessi dai Romani nell'89 a.C. anche se alcune analogie sono sorprendenti, tra queste il culto per la dea Vesta, il richiamo al nome del dio umbro Vestico, il "dio-libagione" associato al culto della terra dispensatrice di frutti e l'origine dell'etnonimo che secondo alcuni sarebbe formato dalle voci celtiche "Ves" che significa fiume o acqua e da "Tin" che significa paese indicando in tal modo un "paese delle acque", visto che il territorio occupato dai Vestini era particolarmente ricco di corsi d'acqua e sorgenti, come lo è anche la Val Vestino. Curiosa rimane anche la somiglianza con il toponimo della Valle del Vestina sita in Toscana nel comune di Monte San Savino o del comune veronese di Vestenanova. Amministrazione Fino al 1934 esso faceva parte del Trentino e, quindi, dell'Impero austro-ungarico fino al 1918. A memoria di ciò rimane ancor oggi il curioso fatto che Valvestino, assieme al Comune di Magasa, pur essendo in provincia di Brescia, è sottoposto al catasto (e al collegato sistema tavolare) vigente in Trentino e alla competenza giudiziaria del Tribunale di Rovereto. Il Comune di Valvestino fu creato nel 1931 dalla soppressione di quello di Turano e con l'unione degli antichi ex municipi di Armo, Bollone, Moerna, Magasa e Persone. Magasa nel 1947 si separò, tornando ad essere comune autonomo. Proposta di aggregazione al Trentino-Alto Adige Insieme a numerosi altri comuni in situazioni simili ha richiesto in seguito di essere nuovamente annesso alla provincia di Trento. Nel 2005 il comune ha aderito all'"Associazione dei comuni confinanti" e dal 2007 i due comuni di Valvestino e di Magasa, con l'appoggio di comitati spontanei di cittadini, si sono attivati per l'indizione di un referendum. Nel comune di Valvestino, il 21 e 22 settembre 2008, contemporaneamente al comune di Magasa si è tenuto il referendum per chiedere alla popolazione di far parte integrante della regione Trentino-Alto Adige sotto la provincia di Trento. Il risultato è stato positivo nonostante l'elevato quorum richiesto dal referendum (maggioranza degli aventi diritto al voto). Il 7 ottobre 2009 il senatore Claudio Molinari, del Partito Democratico, ha presentato un disegno di legge per il ritorno del Comune di Valvestino e Magasa nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Il 18 maggio 2010 il Consiglio regionale Trentino-Alto Adige approvava quasi all'unanimità dei votanti una mozione per l'aggregazione alla Regione dei comuni di Magasa, Valvestino e Pedemonte attivando la Giunta per "sollecitare nelle sedi competenti, il tempestivo e positivo esame dei Disegni di legge costituzionale" depositati in Parlamento a Roma. Simboli Lo Stemma Comunale è stato concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in data 28 settembre 2007. Descrizione araldica dello Stemma: Evoluzione demografica Abitanti censiti Luoghi di interesse culturale La pieve di San Giovanni Battista La chiesa di San Giovanni Battista è situata a Turano e le prime notizie risalgono al 15 novembre 928 e sono contenute nel famoso testamento del vescovo veronese Nokterio. Filiale della chiesa di Tignale divenne pure pieve della Val Vestino, rettoria e parrocchia. Conserva un dipinto raffigurante la decollazione di San Giovanni Battista opera del pittore gardesano Giovanni Andrea Bertanza di Padenghe sul Garda. Vi si celebra la festa del santo patrono della Valle il 29 agosto, la festività della Madonna della Neve il 5 agosto alla quale era anticamente consacrata e l'ultima domenica di agosto la "Festa del Perdono" che secondo la tradizione locale fu istituita da papa Alessandro III nel 1166 che transitò nella zona. Il prato antistante l'entrata della Chiesa anticamente era chiamato "Prato della Pica" in quanto venivano lette o sentenziate le condanne capitali emanate dai conti di Lodrone, feudatari della Valle. Tra la fine del Cinquecento e primi anni del Seicento la Pieve fu retta da sacerdoti dalla condotta discutibile: don Lorenzo Bartelli nel giugno 1600 inviava una supplica a papa Clemente VIII per essere assolto dalla colpa dell'omicidio del cognato Stefano Zuaboni commesso nel 1592 per difendere la sorella angustiata dalle continue angherie domestiche, mentre don Giovanni Antonio Marzadri, rivale della banda di Giovanni Beatrice, fu giustiziato a Salò nel 1609 per ordine della magistratura della Serenissima in quanto ritenuto colpevole di omicidi e nefandezze varie. Il Monte Stino Con la sua imponenza, il Monte Stino, sovrasta l'abitato di Moerna. È un sito botanico di grande importanza e fu erbotrizzato dai più grandi botanici europeì. Nei secoli passati, data la sua posizione strategica di frontiera tra l'impero d'Austria e il regno d'Italia, assunse un ruolo importante nel controllo dei passaggi tra il Trentino e la Valle Sabbia o il Lago di Garda. Cùel Zanzanù Il Cùel Zanzanù situato in località Martelletto nella parte meridionale Valle del Droanello fu un noto rifugio di briganti del 1600. Antichi valvestinesi: testimoni e emigranti Il primo valvestinese documentato nella storia compare in una pergamena del 1202, quando, lunedì 18 novembre, ad Arco di Trento, in un terreno di proprietà dei sacerdoti della Pieve di Santa Maria, un certo diacono Laçari "de Vestino" presenzia come testimone alla vendita di "un fitto annuo di due gallette di frumento corrisposto da Otebono figlio di Marsilio arciere" tra l'arciprete della stessa pieve e il presbitero Isacco. Sempre ad Arco, il 21 novembre del 1257, un altro valvestinese, "Odorici de Valvestino" testimonia alla stesura delle ultime volontà di Zavata, figlio del fu Antonio da Caneve. L'emigrazione valvestinese nei territori della Repubblica di Venezia o nel Principato vescovile di Trento e in special modo nella cittadina di Riva del Garda è documentata già a partire dal XIV secolo. Il 23 febbraio 1371, sotto il porticato del Comune, "Tonolo condam Iohannis de Vestino" riunito in pubblico consiglio con altri cittadini di Riva, su mandato del podestà Giovanni di Calavena per conto di Cansignorio della Scala, vicario imperiale di Verona, Vicenza e della stessa Riva, partecipa all'elezione dei procuratori della comunità. Altro caso è quello di "Antonii sartoris de Vestino condam Melchiorii" che il 12 febbraio 1417 partecipa all'elezione dei procuratori della comunità rivana nella vertenza con gli uomini di Tenno che si oppongono al pagamento delle collette dei beni posseduti nel loro territorio. Tra il 1400 e il 1500 una forte emigrazione di mano d'opera costituita da mastri muratori, falegnami e lapicidi proveniente dai laghi lombardi interessò Verona e la sua provincia e in special modo la valpolicella; una parte di questi emigranti era originaria della Val Vestino ed alcuni operarono nell'edificazione di casa Capetti a Prognol di Marano di Valpolicella. Un'emigrazione stagionale come carbonai in Val di Fiemme è attestata invece il 29 maggio 1522 quando a Cavalese Bartolomeo Delvai, "scario", concede in locazione per un anno a Giovanni Zeni di Val Vestino il taglio del legname nei boschi di Scales. Persone legate a Valvestino Bonifacino da Bollone vissuto nei primi decenni del Duecento. Fu un condottiero ghibellino e castellano di Turano e Bollone. Nel 1240 fu investito da Sodegerio da Tito, podestà di Trento su mandato dell'imperatore Federico II di Svevia, del permesso di edificare un castello sul dosso di Turano per difendere la Valle dalle incursioni dei guelfi bresciani. Il sacerdote-brigante don Giovanni Antonio Marzadri (Gargnano, 1568 ca.-Salò, 4 luglio 1609), figlio di Tommaso di Turano. Ex rettore della Pieve di San Giovanni a Turano dal 1594 al 1603, fu bandito dai territori della Serenissima il 19 agosto 1603 dal provveditore veneto di Salò, Filippo Bon, per aver commesso omicidi e nefandezze varie. Rivale della banda di Giovanni Beatrici detto Zanzanù di Gargnano, fu da costui il 19 dicembre 1608 assediato nel campanile di Pieve di Tremosine e poi, grazie all'intervento della popolazione locale, consegnato alla giustizia. Interrogato dal provveditore ammetterà di essere un bandito e fu giustiziato sulla pubblica piazza di Salò nella mattina del 4 luglio 1609. Eliseo Baruffaldo (o Baruffaldi), vissuto tra il XVI e il XVII secolo, fu un noto brigante della banda di Giovanni Beatrice detto Zanzanù di Gargnano che si macchiò, tra il 1602 e il 1617, di oltre 200 omicidi compiuti nell'Alto Garda. Eliseo Baruffaldo nell'estate del 1603 uccise Giacomo Sette detto il Chierico, nemico giurato di Giovanni Beatrice e noto bandito di Maderno; ne portò la testa per il rituale riconoscimento al fine di poterne incassare la taglia al provveditore veneto di Salò e di usufruire inoltre della facoltà di liberarsi da un bando che gli era stato comminato negli anni precedenti dalla magistratura veneta. Baruffaldo fu a sua volta ucciso nel 1606 assieme a Giovan Pietro Sette detto Pellizzaro da alcuni cacciatori di taglie e da alcuni nemici del Beatrice che il Provveditore generale in Terraferma, Benedetto Moro, in tutta segretezza, aveva inviato sulle loro tracce. I due vennero catturati e poi uccisi sul posto l’11 novembre 1606 in un agguato notturno teso nella Vallata del Droanello, a Lignago e al Covolo del Martelletto, e le loro teste mozzate vennero esposte nella piazza di Salò per il loro riconoscimento. Don Bartolomeo Corsetti, nacque a Turano il 5 giugno del 1597 da Michele e Zuannina, presbitero benacense, curato a Muslone di Gargnano poi preposito e vicario foraneo di San Pietro di Liano nel Comune di Roè Volciano. Nel 1683 pubblicava a Brescia, in latino, lo scritto “Memorie dell'antica Casa di Lodrone” dedicandola al nobile bresciano monsignor Carlantonio Luzzago, vicario capitolare e generale della diocesi di Brescia per ben 36 anni. Il notaio Domenico Salvadori vissuto tra la fine del Seicento e il 1700: nel 1709 "Dominicus filius quondam Michaelis de Salvadoribus de Bollono Vallis Vestini caesarea auctoritae notarius; et anno 1712 (Magasiae)", operava in Valle. [trad. - 1709 Domenico, figlio di Michele de' Salvadori di Bollone di Valvestino, notaio per volontà imperiale; nell'anno 1712 notaio di Magasa] La famiglia Andreoli di Armo che, nel capostipite Donato, trovò nel corso del Settecento fortuna e ricchezza a Toscolano nella produzione della carta presso la cartiera di Maina Superiore nella Valle delle Cartiere. Antonio Marzadri, sacerdote. Nacque a Turano il 2 aprile 1721; fu curato a Molveno nel 1768 e premissario a Bollone nel 1789 e nel 1793, infine curato a Turano nel 1786 e a Moerna dal 1793. Nel 1798, insieme a Francesco Rizzi detto Spezier, speziale di Moerna, fu arrestato e carcerato in Trento nel Castello del Buonconsiglio, con la terribile accusa di tradimento di Stato, probabilmente compromesso a causa di fatti, a noi oscuri, legati all'invasione napoleonica del 1797, ma il 15 settembre 1798 entrambi furono dichiarati innocenti dal Consiglio di Trento e tali furono dichiarati nella "Gazzetta di Trento" del 18 settembre al foglio numero 75. Morì a Moerna nel 1803. Dottor Leopoldo Bartolomeo Corsetti, primo medico chirurgo di Val Vestino, nacque il 21 febbraio del 1788 da Martino e Domenica Giorgi. Studiò medicina all'università di Pavia con i professori Berda e Antonio Scarpa laureandosi il 21 gennaio del 1822 e servì la Valle sempre gratuitamente, così risulta scritto nell’Archivio Parrocchiale di Turano. Ebbe una vita travagliata. Morì il 15 ottobre del 1853 e fu sepolto nel locale cimitero di San Rocco. Andrea Springhetti (Cles, 25 gennaio 1815-Levico Terme, 22 maggio 1876), sacerdote e patriota. Parroco di Turano, nell'aprile del 1848, con lo scoppio della prima guerra di indipendenza, fu tra i propugnatori dell'adesione dei comuni valvestinesi all'unità d'Italia e al Governo provvisorio bresciano. Capellano dei Corpi Volontari Lombardi sul monte Stino, fu condannato a morte dagli austriaci e costretto alle dimissioni da sacerdote il 18 novembre 1848 e a riparare a Brescia e poi in Piemonte come cappellano militare dell'esercito sabaudo. Usufruì dell'amnistia dell'agosto del 1849. Parroco a Condino fu rimosso dal posto per le insistenze della polizia austriaca presso il vescovo di Trento. Ritiratosi a Levico Terme come prete privato, le sue mosse furono continuamente sorvegliate dalle autorità di polizia e nel 1866, con l'invasione del Trentino fu "qualificato come favoreggiatore aperto con parole e con fatti all'invasione, come seduttore dei parrocchiani perché essi abbraccino il partito della rivolta consigliando l'arresto dei più devoti cittadini dell'Austria". Don Bartolomeo Corsetti nacque a Turano il 20 settembre del 1823, figlio di Bartolomeo e Domenica Stefani di Magasa, sorella del noto professor don Giovanni Stefani morto a Parigi. Frate cappuccino nell'arcidiocesi di Trento col nome di padre Bernardo da Turano, si secolarizzò il 3 aprile del 1865. Fu sacerdote a Persone, Treviso Bresciano e nel mantovano a Castellucchio. Ereditò dallo zio professor Stefani varie opere in francese che, con altre, donò al convento dei cappuccini di Condino. Morì a Turano il 20 giugno del 1903 e una campana della chiesa di San Rocco, a quando si raccontava in paese, portava il suo nome. Don Pietro Porta (1832-1923) il botanico di Moerna. L'operaio Domenico Corsetti (1869-?) di Turano fu il primo emigrante valvestinese documentato che sbarcò nel 1880 negli Stati Uniti d'America nel centro di smistamento di Castle Clinton a New York a soli 11 anni d'età, presumibilmente con il padre. Galleria fotografica Note Bibliografia Gianpaolo Zeni, Al servizio dei Lodron. La storia di sei secoli di intensi rapporti tra le comunità di Magasa e Val Vestino e la nobile famiglia dei Conti di Lodrone, Comune e Biblioteca di Magasa, Bagnolo Mella 2007. Bruno Festa, Boschi, fienili e malghe - Magasa tra il XVI e il XX secolo, Grafo edizioni, Brescia 1998; Nicola Gallinaro ed Elio Della Ferrera, Terra tra due laghi, Consorzio Forestale della Valvestino, Sondrio 2004; Grazia Maccarinelli, Voci di Valvestino - Le donne raccontano..., Biblioteche Comunali di Magasa e Valvestino, Arco 2003; Gianpaolo Zeni, "En Merica!" - L'emigrazione della gente di Magasa e Val Vestino in America, Comune e Biblioteca di Magasa, Bagnolo Mella 2005; Gianpaolo Zeni, La guerra delle Sette Settimane. La campagna garibaldina del 1866 sul fronte di Magasa e Val Vestino, Comune e Biblioteca di Magasa, Bagnolo Mella 2006; Vito Zeni, La valle di Vestino - Appunti di storia locale, Fondazione Civiltà Bresciana, 1993. Vito Zeni, "Miti e leggende di Magasa e della Valle di Vestino", Biblioteca Comunale di Magasa e Valvestino, Fondazione Civiltà Bresciana, , Brescia, luglio 1996. C. Festi, Scritti storico araldico genealogici sulle famiglie Lodron, la Grafica Anastatica, Mori 1983. G. Poletti, Dalle crociate alla secolarizzazione profilo storico della famiglia Lodron, in "Sulle tracce dei lodron", a cura del Centro Studi Judicaria, Trento 1999. Karl Ausserer, La signoria dei Lodron nel Medioevo, a cura di Gianni Poletti, in "Passato Presente", quaderno n. 11, Storo 1987. A. Racheli, Il Comune di Tiognale e la Madonna di Montecastello, Bergamo 1902. G. Lonati, Di una controversia tra i conti di Lodrone ed il Comune di Tignale, in "Commentari dell'Ateneo di Brescia", 1932. Bruno Festa, Un comitato per ritornare in Trentino, articolo di "BresciaOggi", 2 novembre 2007. P. Remo Stenico, Notai che operarono nel Trentino dall'anno 845 ricavati soprattutto dal Notariale Tridentinum del P. Giangrisostomo Tovazzi MS 48 della Fondazione Biblioteca San Bernardino di Trento, Trento, Biblioteca di San Bernardino, 2007. Bruno Festa, Valvestino, uniti per il referendum. IL CASO. Ieri in Consiglio comunale il «sì» unanime alla consultazione. Manca ormai soltanto la data del voto per l'annessione del Comune al Trentino, articolo di "BresciaOggi", 3 febbraio 2008. Silvia Ghilardi, Valvestino dirotta sul Trentino, il Consiglio dice sì al referendum, articolo del quotidiano "Il Brescia", 5 febbraio 2008, pag. 20. "Fistarol attacca sulla "annessione" dei ladini", articolo del Gazzettino, 27 gennaio 2008. Guardini Laura, Da Brescia al Trentino. Via libera al referendum, articolo del Corriere della Sera, 14 giugno 2008. Cesare Battisti, I carbonari di Val Vestino, in "Scritti politici e sociali", La Nuova Italia, 1966, pag. 397. Cesare Battisti, Il Trentino, Novara 1910. 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